Open data e opportunità di business


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La PA (Pubblica Amministrazione) possiede e gestisce enormi giacimenti di dati il cui valore per il nostro Paese viene stimato in decine di miliardi di euro: resi pubblici questi dati consentirebbero l’estrazione delle informazioni necessarie per produrre strumenti e servizi innovativi per i cittadini e la loro condivisione permetterebbe lo sviluppo di un bene comune digitale liberamente fruibile.
L’apertura di queste “miniere” di dati avviene tramite l’attivazione e costante aggiornamento, da parte delle Pubbliche amministrazioni dei siti Open data. In Italia ciò è avvenuto inizialmente, in mancanza di una Legge di riferimento, in modo volontaristico da parte di alcune Amministrazioni centrali e locali.

 

Caratteristiche degli Open Data
I dati pubblicati dalla PA vanno considerati Open Data a patto che sia garantita:

  • la disponibilità, in un formato standard, dei dati nella loro interezza, a un costo di riproduzione ragionevole e sia possibile il loro reperimento gratuito dalla Rete (tramite download)
  •  che i dati, a seguito dell’accettazione da parte dell’utente di una licenza aperta, possano essere ridistribuiti a terzi senza alcuna forma di pagamento per vendita o distribuzione dell’opera derivante dai dati pubblici sia singolarmente considerata che come parte di un insieme di opere provenienti da fonti diverse (ad esempio la licenza utilizzata nel sito Open data del Comune di Milano è http://creativecommons.org/licenses/by/2.5/it/)
  •  la possibilità di realizzare modifiche e opere derivate e che la loro distribuzione possa avvenire agli stessi termini dell’opera originaria (ciò deve essere specificato nella licenza d’uso).

 

Open significa…
Un esempio di licenza utilizzata nei siti Open Data é la Creative commons. Le licenze Creative Commons tutelano il diritto d'autore e sono redatte e messe a disposizione del pubblico a partire dal 16 dicembre 2002 dalla Creative Commons (CC), un ente non-profit statunitense fondato nel 2001.

La filosofia su cui si fonda lo strumento giuridico delle licenze CC si basa sul motto some rights reserved ("alcuni diritti riservati"): è l'autore di un'opera che decide quali diritti riservarsi e quali concedere liberamente. Altra tipologia di licenza utilizzata dalla PA è la ODbL (Open Databases Licenze) creata nell’ambito della Open Knowledge Foundation per il progetto relativo ai dati cartografici OpenStreetMap che offre all’utente il diritto di copiare, utilizzare e distribuire il database. Inoltre concede la possibilità di creare nuove opere a partire dal database rilasciato dalla PA, consente di modificalo, trasformarlo e costruire delle opere derivate.


Le possibilità di business
Tali possibilità possono generare business per imprese innovative. Ad esempio i database di soggetti privati possono essere arricchiti con dati open. Possono, per esempio, essere realizzati aggregando i dati disponibili altri prodotti (data market, ecc.) che possono essere rivenduti a terzi (sviluppatori) attivando così una filiera di creazione di valore a partire dai dati rilasciati dalla PA.  Per il Commissario Ue all’Agenda Digitale Neelie Kroes, la strategia europea a favore dell’Open data rappresenta un segnale forte alle amministrazioni che potranno comprendere che i dati in loro possesso aumenteranno di valore se messi a disposizione del pubblico. “I contribuenti hanno già pagato per queste informazioni: il minimo che possiamo fare è quindi di restituirle a chi le vuole utilizzare in modo innovativo per aiutare le persone, creare posti di lavoro e stimolare la crescita”, ha sottolineato la Kroes.
Importante è anche il contributo dell’Open data allo sviluppo dell’e-Government che con l’apporto dell’intelligenza collettiva, attraverso il riutilizzo dei dati pubblici, crea servizi innovativi per i cittadini.


Breve storia dell’Open Data
Nel 2009 il Presidente Obama dirama una direttiva interna alla pubblica amministrazione centrale per il riutilizzo dei dati pubblici da parte dei cittadini. “La mia amministrazione è impegnata a creare un livello di apertura senza precedenti nella gestione del Governo. Lavoreremo insieme per accrescere la fiducia del pubblico e per creare un sistema basato sulla trasparenza, la partecipazione e la collaborazione. Questa apertura rafforzerà la nostra democrazia e promuoverà l'efficenza e l'efficacia nel nostro Governo”. Transparency and Open Government Memorandum for the Heads of Executive Departments and Agencies (2009). 
L’inizio dell’era dell’Open data può quindi essere fatta risalire al biennio 2008-09 periodo in cui il futuro Presidente degli Stati Uniti d’America dopo aver condotto con successo la sua campagna elettorale su Internet si insedia alla Casa Bianca.
In Italia l’Open data, anche sulla base delle indicazioni presenti nella Direttiva 2003/98/CE del 17 novembre del 2003, si diffonde a partire dal Centro-Nord grazie ad Amministrazioni innovative che predispongono siti ad hoc. 
Poi l’intera Italia diventa Open con il Decreto Legge del 18 ottobre 2012, n. 179  che punta a un pieno recepimento dell’Agenda Digitale Europea.  Gli Open data non sono più l’eccezione. Salvo restrizioni specifiche da motivare (art. 9 del decreto), le pubbliche amministrazioni sono obbligate a rendere disponibili i dati pubblici in formato aperto, non solo in relazione all’accesso, ma anche al riutilizzo dei dati stessi. Inoltre il comma 4 dell’art. 9 inserisce tra i parametri di valutazione della performance dirigenziale ai sensi dell’articolo 11, comma 9, del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 le attività volte a garantire l’accesso telematico e il riutilizzo dei dati delle pubbliche amministrazioni.
La diffusione dell’Open data è costantemente monitorata: vedere figura Mappa del datastore (tratta da: http://www.dati.gov.it/content/monitoraggio-sullo-stato-dellopen-data-italia-dopo-lopen-default)

Per accedere ai siti Open data nazionali:
http://www.dati.gov.it/
http://www.indicepa.gov.it/documentale/opendata.php   
Il sito Open data della città di Milano è raggiungibile al link: http://dati.comune.milano.it/

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Autore:


Professore di discipline giuridiche ed economiche al Liceo Carlo Tenca di Milano. E’ stato per anni professore a contratto del laboratorio di Informatica giuridica pubblica nella Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. E’ pubblicista e si occupa di nuove tecnologie

4 Risposte a "Open data e opportunità di business"

  1. stefano bianchi scrive:

    Per una quantificazione strettamente economica dei possibili rilevanti vantaggi e dei potenziali riflessi nel rapporto Stato – Cittadino si riporta un breve riferimento a quanto tratto dal sito della regione Emilia Romagna  ove si rimarca come l

    ’impatto degli open data sull’economia dell’Unione Europea, al 2010, sia stato stimato in 32 miliardi di euro, con una crescita media annuale del 7%.

     

    in maniera particolare si ritiene degno di nota il riferimento a 2 eclatanti casi di risparmio economico a fronte di contenute spese da parte di amministrazioni pubbliche municipali inglesi e statali californiane.

     

    I RISPARMI - Così hanno pensato gli amministratori della città di Bristol che, con l’introduzione del proprio catalogo open data, hanno ridotto  tali spese di quindici volte; stesso ragionamento è stato fatto a San Francisco, che dalla pubblicazione on-line dei dati risparmia più di 1 milione di dollari l’anno riducendo del 21.7% le chiamate telefoniche al servizio SF311. Un ultimo esempio è quello del portale open data della California. L’implementazione della piattaforma, costata circa 21mila dollari, ha fatto risparmiare ai contribuenti più di 20 milioni di dollari, risorse pubbliche che venivano impiegate per la flotta di auto blu dello stato USA, veicoli che i cittadini, grazie al controllo reso possibile dall’accesso ai dati aperti governativi, hanno denunciato come non necessari. 

  2. Marcello Gionfriddo scrive:

    L’open data si richiama alla più ampia disciplina dell’open government, cioè una dottrina in base alla quale la pubblica amministrazione dovrebbe essere aperta ai cittadini, tanto in termini di trasparenza, quanto di partecipazione diretta al processo decisionale, anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Riporto di seguito il caso, tratto dall’opendatablog del sole24ore, del Governo britannico, che ha messo a punto un sistema basato sulla trasparenza e sull’accessibilità dei dati con un risparmio di ben 121 milioni di euro. L’iniziativa fa parte del progetto opening up government e mette in moto anche un altro meccanismo, quello di esaminare come i dipendenti della pubblica amministrazione possano fare un uso migliore degli spazi inutilizzati. Scopo dell’iniziativa è quello di ottimizzare i controlli e localizzare le proprietà inutilizzate, cosi da poterle affittare o vendere, con rilevante risparmio per i contribuenti. Dai dati ottenuti risultano oltre 16 milioni mq di proprietà del governo che comprendono 13.900 immobili e appezzamenti di terreni, 40 laboratori e 18 musei. Più di 550 immobili a registro risultano attualmente inoccupati. Gli uffici costituiscono circa il 40% degli immobili registrati: i dipendenti pubblici godono del 16% di spazio in più rispetto ai colleghi del settore privato.
    A questo proposito, e per quanto riguarda l’Italia, durante la terza edizione di open data day, tenutasi a Roma lo scorso 23 febbraio, è stato sottolineato come l’utilizzo dei dati aperti rappresenti una grande opportunità di risparmio per le pubbliche amministrazioni ed, allo stesso tempo, uno strumento per ridurre gli sprechi. La disponibilità di informazione pubblica, con il massimo livello di granularità possibile, costituisce l’alimentazione per lo sviluppo di alcuni settori professionali, sociali ed industriali, senza considerare che la nostra economia potrebbe valorizzare, attraverso la disponibilità di open data, l’immenso e senza pari patrimonio artistico, culturale e turistico.

  3. Lina Castaldo scrive:

    Le rilevazioni ripropongono costantemente l'indubbia differenza tra il Nord e il Sud del Paese in relazione alla "distribuzione geografica delle piattaforme di diffusione dei dati aperti", infatti, escludendo le amministrazioni centrali e pochissime amministrazioni locali del Sud, la maggior parte delle iniziative sono state intraprese da amministrazioni del Centro e del Nord Italia. L’open data dunque potrebbe rappresentare una importante opportunità di crescita e rilancio, con investimenti anche ridotti, soprattutto per le regioni del Sud. Tuttavia la tendenza attuale evidenzia in concreto la scarsa attenzione, in alcune aree territoriali del Paese, verso benefici e fattori di sviluppo raggiungibili solo in astratto attraverso la messa a disposizione di tutti e il riutilizzo dei dati del settore pubblico.

  4. Gianluca Azzini scrive:

    Ho letto con attenzione l'articolo e ho trovato degli spunti veramente molto interessanti,complimenti, bell'articolo…

    AZZINI LUCA

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