Il 1 aprile Abi (Associazione bancaria italiana) ha annunciato di aver raggiunto un accordo con le Associazioni dei consumatori per concedere la sospensione delle rate alle famiglie in difficoltà. Ma in realtà non tutte le associazioni hanno firmato il testo.
Altroconsumo ed altre associazioni di consumatori non hanno firmato perché si tratta di un accordo che non rispetta la misura introdotta dalla Finanziaria 2015 anzi la limita enormemente, peraltro entrando nel merito di aspetti che dovrebbero essere decisi dal Ministero dell’Economia e dal Ministero dello Sviluppo economico che a questo punto sono chiamati ad intervenire rapidamente per definire bene una misura che dovrebbe dare liquidità a famiglie e imprese e che invece rischia di trasformarsi nell’ennesimo flop.
Facciamo un passo indietro per ricordare che nella Finanziaria per il 2015 è stata introdotta una norma che prevede per un triennio (dal 2015 al 2017) la possibilità di sospendere la quota capitale delle rate di mutui e finanziamenti di qualsiasi genere per famiglie e piccole e medie imprese. Le misure attuative sarebbero dovute essere regolamentate entro fine marzo dal Ministero dell’Economia e dal Ministero dello Sviluppo economico previo accordo con Abi, associazioni dei consumatori e delle imprese. Il tempo è passato e i Ministeri si sono completamente disinteressati della questione. La domanda è: perché?
Così recita il comma 246 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2014 n. 190:
"246. Al fine di consentire di allungare il piano di ammortamento dei mutui e dei finanziamenti per le famiglie e le micro, piccole e medie imprese individuate dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dello sviluppo economico, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e previo accordo con l'Associazione bancaria italiana e con le associazioni dei rappresentanti delle imprese e dei consumatori, concordano, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, tutte le misure necessarie al fine di sospendere il pagamento della quota capitale delle rate per gli anni dal 2015 al 2017".
Il legislatore ha introdotto la norma con l’intento di estendere la sospensione a soggetti che finora erano stati esclusi dalle misure del Governo e delle banche. Dunque una misura che include ogni prestito senza limitazione con l’intento di dare liquidità aggiuntiva per un certo periodo di tempo (tre anni) a famiglie e imprese in modo da far risollevare il PIL.
(tra parentesi siamo già ad aprile del 2015 più di un terzo del 2015 è passato…. Forse la misura meriterebbe un allungamento…).
Dunque si tratta di un testo di legge molto ampio, rivolto a tutti e a tutte le categorie di prestito; l’accordo tra Abi ed alcune associazioni di Consumatori purtroppo non va invece in questa direzione.
Innanzitutto introduce limitazioni non previste dalla legge:
- il periodo di sospensione viene ridotto inspiegabilmente da tre anni ad un anno;
- sono esclusi dalla misura: cessioni del quinto, credito revolving, aperture di credito, credito al consumo di durata inferiore ai 24 mesi, tutti i prestiti che abbiano collegata una polizza vita (cosa frequente visto la prassi diffusa delle banche e delle finanziarie di vendere una polizza al cliente obbligatoria per ottenere il prestito);
- sono esclusi anche tutti i finanziamenti che abbiano già avuto una sospensione per un anno;
- sono stati indicati come eventi per la richiesta della sospensione situazioni particolari come la morte del consumatore, la perdita di autosufficienza, la perdita del lavoro subordinato. Unico allargamento rispetto al passato la riduzione dell’orario di lavoro.
Questo accordo dunque limita notevolmente la misura rendendola un doppione di altre misure già in essere (vedi fondo di solidarietà per l’acquisto dell’abitazione principale), esclude inspiegabilmente molti finanziamenti (credito revolving e cessioni del quinto) e categorie di persone (ad esempio i lavoratori autonomi per riduzione del loro reddito). In realtà si deve ricordare che non si tratta di un regalo per i clienti; semplicemente per un triennio la norma dà la possibilità di ridurre la rata (pagando solo gli interessi e non la quota capitale della rata). Quello che il consumatore non paga ora lo paga dopo con un allungamento del piano di ammortamento. E peraltro con ulteriori interessi (per questo Altroconsumo chiede che almeno dopo la sospensione, gli interessi già pagati siano restituiti al cliente).
Secondo la legge tutti avranno la possibilità di usare la sospensione ma è chiaro che la utilizzeranno solo quelli che ne avranno veramente bisogno. Mentre l’accordo a priori esclude alcune categorie.
Quella proposta da Abi e purtroppo concordata con alcune associazioni di consumatori è una interpretazione molto restrittiva della misura. E per questo associazioni di imprese e consumatori che non hanno firmato la proposta Abi chiedono urgentemente ai Ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico un tavolo di lavoro rapido per definire bene la misura ed attuarla seguendo le vere intenzioni del legislatore.
Queste le proposte presentate ai Ministeri:
- innanzitutto un allungamento dell’intervento della sospensione che potrà essere chiesta entro il 30 giugno 2018 e dunque l’intervento potrà durare fino al 30 giugno 2021. In effetti rispetto alla norma della legge di Stabilità abbiamo già perso del tempo ed è giusto pensare ad una proroga.
- La sospensione potrà essere chiesta per un massimo di 36 mesi.
- La sospensione interesserà, su richiesta del cliente, qualunque tipo di finanziamento anche cartolarizzato o accollato o oggetto di surroga.
- Gli interessi già pagati durante la sospensione dovranno essere detratti dalle rate al momento della ripresa del piano di ammortamento per non far pagare due volte gli interessi ai clienti.
- Non deve essere previsto nessun onere per il cliente dovuto alla sospensione.
- La sospensione inizierà entro 30 giorni dalla consegna in banca o presso la finanziaria del modulo di richiesta.
- Gli operatori di mercato dovranno informare della misura i loro clienti attraverso una comunicazione personale (anche allegata alle comunicazioni periodiche) e attraverso messaggi nelle filiali ed uffici e sui loro siti web. Allo stesso modo il Governo dovrà fare pubblicità all’intervento attraverso messaggi televisivi e radiofonici.