Liberalizzare i servizi e rete: quali benefici per i consumatori?


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La nuova strategia di coordinamento Europa 2020 ribadisce quel modello di economia sociale continentale che cerca una sintesi tra crescita e innovazione, competitività e inclusività, ma che appare realizzabile solo attraverso un processo di armonizzazione degli assetti regolativi sull’economia nei paesi membri. Un così ambizioso traguardo impone agli stati europei, e a quelli dell’area mediterranea in particolare, come Spagna, Portogallo, Grecia e Italia, un sostanzioso programma di riforme strutturali secondo l’equazione + mercato = + crescita, e passa dal tentativo di costruzione di un Mercato Interno dei Servizi, promosso con grande energia dall’UE con la direttiva 2006/123/Ce.


Gli ultimi dati elaborati dall’Istituto Bruno Leoni rappresentano l’evoluzione negli ultimi sei anni delle liberalizzazioni italiane nel settore dei servizi. I dati certificano il successo delle ultime iniziative, mostrando una crescita del livello di liberalizzazione in comparti come quello dell’elettricità, del gas, mentre altri come i servizi idrici, i trasporti ferroviari e le autostrade mostrano ancora livelli assai deludenti. Le performance più che lusinghiere nel settore dell’energia e del gas si legano al fatto che l’Italia negli ultimi anni ha intensificato la propria azione di liberalizzazione in questi due settori, superando anche molti altri partner come Francia e Germania, pur rimanendo al di sotto dei valori registrati in Gran Bretagna.


Ma queste iniziative quali benefici hanno prodotto per i consumatori su varietà, qualità e prezzi dell’offerta?
Secondo i dati delle Antitrust la problematicità dei servizi a rete permane nonostante le liberalizzazioni. Se escludessimo il settore manifatturiero, per sua natura composito, e provassimo ad accorpare i servizi legati al trasporto, l’energia e le telecomunicazioni, le poste e l’acqua, vedremmo come la presenza d’intese o abusi di posizione dominante, nonché di segnalazioni su violazioni alle regole della concorrenza rappresentano la nota più dolente nell’attività del regolatore in quanto gli incumbent continuano a svolgere un ruolo forte sul mercato, nonostante le azioni liberalizzatrici intraprese.


Tra il 2008 e il 2012, i valori deli gli indici HHI e C3 , mostrano un abbassamento dei livelli di concentrazione nei principali settori interessati, seppure assai modesti e, pertanto, un lieve aumento della concorrenzialità nei servizi a rete, in particolare nel settore del mercato libero dell’energia  e del gas (vedi tab. 1).

Tab. 1 – Indice di concentrazione nei principali servizi a rete

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se guardiamo nello specifico, al settore energetico, lo iato tra attese del processo di liberalizzazione e benefici per i consumatori appare però più evidente. Relativamente alla fase produttiva si registra un crescente ruolo dei nuovi operatori rispetto all’incumbent, che vede diminuire percentualmente il proprio contributo alla produzione nazionale di energia, mentre permane la forte supremazia di Enel nel mercato domestico a maggiore tutela, dove detiene ancora la quasi totalità dei clienti, mentre la sua quota di mercato è assai più contenuta ed è in diminuzione nel cosiddetto mercato libero. Nel comparto energia si può parlare di vero e proprio fallimento del mercato libero, in quanto le tariffe luce e gas sono ancora più costose a dieci anni dalla sua nascita, e rimangono più alte rispetto al mercato tutelato del 12,8% in più per l’elettricità, e del 2% per il gas. Proseguendo l’analisi rispetto all’andamento dei prezzi dell’energia riferiti a un consumatore domestico tipo, una famiglia con riscaldamento autonomo e consumo annuale di 1.400 m3, si nota come dal terzo trimestre 2009 al secondo trimestre 2013 la tariffa totale sia aumentata del 30,2%, passando da 68,32 a 88,93 €cent/m3. L’aumento delle tariffe energetiche anche a seguito dei processi di liberalizzazione ha avuto un impatto negativo anche per le imprese, con evidenti ricadute negative proprio sui comparti più energivori, come mostra l’esempio dell’Alcoa e della crisi dell’indotto in tutta l’area del Sulcis. Infine, non solo non sono diminuiti i prezzi dell’energia per gli utenti ma, secondo i dati dello Sportello del Consumatore di Energia dell’AEEG, i loro reclami sono passati dai 1.162 a 16.496 solo tra il 2006 e il 2011.


Nel settore delle poste e delle telecomunicazioni i vantaggi per i consumatori generati sono stati assai più evidenti, grazie più ai benefici generati anche da una rivoluzione tecnologica che ha aumentato gli spazi di profittabilità per le imprese, piuttosto che come effetto diretto delle politiche di liberalizzazione. Sul fronte dei servizi internet, la penetrazione della banda larga in Italia, tuttavia, è limitata e inferiore alla media dei Paesi europei e OCSE, anche a causa della scarsa dotazione infrastrutturale. Inoltre, permangono ancora criticità significative nella telefonia fissa.


Anche l’indice dei prezzi al consumo per i servizi di telefonia fissa mostra, infatti, una progressiva crescita. In particolare, nel periodo che va da gennaio 2011 a marzo 2013 il valore dell’indice è passato da 100,6 a 106,7 con un incremento del 6,1%. Rimangono anche alte le tariffe da fisso a mobile, al punto che la Commissione Europea, avendo ritenuto elevato l’importo delle tariffe di terminazione, nella Raccomandazione 2009/396/C del 2009 ha chiesto di allineare tali tariffe ai “costi reali effettivamente sostenuti da un operatore efficiente per effettuare la connessione”, proprio in quanto l’elevato importo crea un vantaggio ingiustificato per gli operatori di telefonia mobile. La stessa AGCOM, però, fissava delle tariffe decisamente più elevate rispetto alla media europea; a luglio 2011 l’importo era stabilito in 5,5 €cent al minuto, contro una media UE di 3,56 €cent al minuto. L’andamento dell’indice dei prezzi nel settore della telefonia mobile mostra invece come sia avvenuta una riduzione nel livello dei prezzi mobile, essendo scesi a febbraio 2013 a 93,7, con una variazione congiunturale del 9,4%. Tale flessione è proseguita nel corso dell’anno, registrandosi, a luglio 2013, un tasso di variazione tendenziale di -10,8%. Ciò mostra come, a differenza della telefonia fissa, nella telefonia mobile si sia veramente innescata una dinamica concorrenziale basata fondamentalmente sulle politiche di prezzo.


Anche nel settore dei servizi postali, la tecnologia ha in gran parte svolto un ruolo assai più efficace di qualsiasi politica regolativa. La massiccia diffusione delle comunicazioni elettroniche ha in gran parte soppiantato la comunicazione postale tradizionale, con evidenti risparmi per i consumatori, e al tempo stesso ha aperto alla necessità di ampliare la gamma dei servizi possibili all’utenza. Tuttavia, sul fronte dei prezzi, analizzando l’andamento dell’indice dei prezzi al consumo dei servizi postali, si nota come da gennaio 2011 a luglio 2013 si sia registrato anche in questo caso un incremento di più del 5%.
La disamina non lascia adito a dubbi: le politiche di liberalizzazione dei principali servizi a rete non ha prodotto, se si esclude il comparto delle telefonia mobile, vantaggi significativi per i consumatori italiani. Appare pertanto necessario ripensare le politiche di liberalizzazione nel settore affinché realmente possano innescarsi dinamiche competitive capaci di riflettersi sui prezzi e sulla varietà dell’offerta. La strada non può che essere quella di rafforzare il ruolo e l’indipendenza delle autorità di regolazione anche in un’ottica di collaborazione sinergica tra queste e le associazioni dei consumatori. 

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Autore:


Davide Arcidiacono è Research Fellow in Sociologia Economica e docente a contratto in “Comparative Political Economy and Social Policy” presso il corso di laurea magistrale in “Global Politics and Euro-Mediterranean Relations” (Università degli Studi di Catania). Membro dell’Associazione Italiana di Sociologia-Sezione Economia, Lavoro e Organizzazione (AIS-ELO), collabora attivamente alla gestione del Master in “Customer Care e Tutela dei Consumatori” dell’Università di Catania, finanziato dal Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti e dal Ministero per lo Sviluppo Economico e giunto alla sua VI edizione. Ha partecipato a numerose ricerche nazionali e internazionali sui temi dello sviluppo economico e dei consumi e collabora attivamente anche con associazioni e centri studi che si occupano di consumi e stili di vita (Consumers Forum, Consumer-Inst). Tra le sue pubblicazioni più recenti: “Consumatori Attivi. Scelte d’acquisto e partecipazione per una nuova etica economica” (Franco Angeli, 2013), “Crisi e consumi in Italia tra antiche vulnerabilità e nuove strategie d’acquisto”(Sociologia del lavoro, n. 131, 2013), “Consumer’s rationality in a multidisciplinary perspective”(Journal of Socio-Economics”, n. 43, 2011).

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