Sepa e il rischio del collo di bottiglia


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La Sepa, l’area unica dei pagamenti europea, entrerà definitivamente in vigore il prossimo 1 febbraio 2014. Lasciatemi dire che sono assolutamente a favore del Sepa. Un’area unica dei pagamenti a livello europeo potrebbe portare vantaggi per tutti (consumatori, imprese, pubblica amministrazione). In effetti oggi i pagamenti transfrontalieri rispetto a quelli nazionali sono caratterizzati da spese elevate, lunghi tempi di esecuzione, problemi nella gestione degli eventuali reclami. Un’area unica dei pagamenti potrebbe eliminare tutti questi inconvenienti. Inoltre con l’arrivo di Sepa aumenterà di certo la concorrenza tra gli operatori che non sarà più solo a livello nazionale ma anche con altri operatori stranieri e questo a lungo termine porterà di certo benefici per il consumatore.
 

Però sono da fare anche le necessarie critiche.
Il 1 febbraio 2014 tutti i pagamenti via bonifico e addebito diretto dovranno essere effettuati con i nuovi standard europei. Si parla di SCT e di SDD, sepa credit transfer e Sepa direct debit.
 

Purtroppo però molti paesi, tra cui, è innegabile, l’Italia, sono in ritardo nel passaggio.
E non è solo colpa delle imprese.
A fine anno c’erano molte banche che ancora non permettevano alle aziende di far transitare i loro addebiti diretti su piattaforma Sepa.
Perché, forse è il caso di ricordarlo, di Sepa si sta parlando dal 2010 e le banche hanno avuto 4 anni per adeguare le loro infrastrutture. Ma poche lo hanno fatto per tempo.
 

Come spesso accade se non c’è una data limite per la migrazione, il passaggio definitivo è sempre rimandato. E questa data limite è arrivata solo col Regolamento 260 del 31 marzo 2012 che ha appunto fissato come end date l’1 febbraio 2014.
Le banche avrebbero dovuto già predisporre le procedure per i nuovi pagamenti da settembre 2013. Ma in realtà molte sono ancora in ritardo e già ora si stanno verificando dei problemi con SDD che vengono rimandati indietro.
 

Stando così le cose il rischio è che il 1 febbraio 2014 si crei un collo di bottiglia. E ovviamente a pagarne le conseguenze più evidenti saranno i consumatori che potrebbero subire i danni dei mancati pagamenti.
 

Si dice che Sepa porterà dei miglioramenti per i costi delle operazioni di pagamento. Probabilmente potrà essere vero nel lungo termine. Quello che vediamo ora è che imprese e banche hanno dovuto sostenere, peraltro in un periodo di crisi economica, dei grossi investimenti per adeguare le loro strutture informatiche e di gestione dei pagamenti ai nuovi standard e questo purtroppo potrà avere delle ricadute anche sui costi dei servizi bancari o dei prodotti e servizi in generale.
Si è creata un’area unica dei pagamenti a livello informativo e di gestione dei sistemi. Ma di certo questo cambiamento da solo non basta a creare una vera area unica bancaria in Europa. Occorre ancora lavorare su uniformità delle offerte, condizioni contrattuali, fattori culturali. Un maggiore coinvolgimento fin dall’inizio dei consumatori finali nella costruzione della Sepa avrebbe evitato il rischio che ora purtroppo si è palesato: che il passaggio possa essere un cambiamento solo di tipo tecnico.  
 

La Commissione Europea ha con un po’ in ritardo (solo il 9 gennaio scorso) chiesto al Parlamento europeo una modifica del Regolamento 260/2012. In pratica il 1 febbraio 2014 sarebbe rimasto come data ultima per la migrazione, ma i pagamenti domestici (bonifici e addebiti diretti) sarebbero stati accettati fino al 1 agosto 2014. In questo modo si sarebbe allungata la migrazione definitiva di sei mesi evitando così il rischio collo di bottiglia e troppi problemi agli utenti. Ma la proposta non diventerà mai norma perché il Consiglio direttivo della BCE (in particolare i suoi rappresentanti tedeschi) l’hanno bocciata, considerando immodificabile come data ultima di migrazione il 1 febbraio 2014. 
 

E’ innegabile che, visto il ritardo con cui si è iniziata la migrazione, il 1 febbraio ci potrebbe essere il grande rischio di pagamenti fatti con le nuove procedure e non riconosciuti dalle imprese creditrici (ad esempio una bolletta pagata con Sepa non riconosciuta dalla impresa che fornisce l’energia elettrica). E’ vero che poi il cliente finale avrà sempre la possibilità di chiedere i danni e di dimostrare il pagamento; ma avevamo la possibilità di prevenire e potremo solo curare.
 

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Autore:


Dal 1995 per l’ufficio studi di Altroconsumo produce analisi sul settore bancario, assicurativo e dei mezzi di pagamento. I lavori spaziano dal credito al consumo al credito immobiliare, dalle assicurazioni vita ai conti correnti ed alle carte di pagamento.

6 Risposte a "Sepa e il rischio del collo di bottiglia"

  1. Andrea Missaglia scrive:

    L'avvio di Sepa è certo una notizia positiva. Mi domando però se il sistema di pagamenti tramite bonifico e RID (ora SDD) abbia le carte in regola per competere con i circuiti di carte di credito e con Paypal che, in ultima analisi, si appoggia a questi ultimi.

    Dal punto di vista della tutela del consumatore è certo più sicuro effettuare un pagamento con carta di credito o paypal (vi sono maggiori possibilità di ottenere il rimborso della somma in caso di mancata consegna del bene o del servizio) ma credo che anche per l'esercente sia più conveniente questa forma di pagamento che, sebbene a fronte di un costo maggiore (ma non sempre e comunque), consente di utilizzare un unico canale anche per i pagamenti provenienti da paesi extraSEPA.

    Solo migliorando le tutele per i consumatori credo che i pagamenti transfrontalieri via Sepa possano diventare un canale competitivo.

  2. Anna Vizzari scrive:

    Certo verissimo per il commercio elettronico le carte di pagamento sono lo strumento più diffuso e più accettato.

    Ma ci sono invece molti altri settori, ad esempio quello del pagamento delle utenze, in cui gli addebiti diretti sono diffusissimi. Avere un sistema unico dei pagamenti a livello europeo potrebbe essere un vantaggio anche per le imprese.

     

  3. Anna Vizzari scrive:

    Aggiornamento sulla vicenda. Il prossimo 4 febbraio il Parlamento europeo ha in calendario il voto sulla proposta della Commissione Europea che sostanzialmente dà un periodo ulteriore di tempo per la migrazione agli strumenti Sepa. Fino al 1 agosto 2014. Di seguito troverete una sintesi dell'emendamento proposto al Regolamento 260 del 2012. L'assurdo è che si decida per l'allungamento o meno della migrazione dopo l'end date fissato il 1 febbraio.

    PSPs may continue, until 1 August 2014, to process payment transactions in euro in formats that are different from those required for SEPA credit transfers and SEPA direct debits. Member States shall apply the rules on the penalties applicable to infringements of Article 6(1) and (2), laid down in accordance with Article 11, only as of 2 August 2014.

  4. Anna Vizzari scrive:

    Ieri il Parlamento Europeo ha approvato definitivamente la proposta della Commissione Europa. Ci sarà dunque tempo fino al 1 agosto 2014 per il passaggio definitivo agli strumenti Sepa.

  5. Giuseppe scrive:

    E' estremamente importante che le banche abbiano un sistema che permetta di risalire  con il Codice IBAN Sepa al titolare del conto corrente all'estero con un Nome e Cognome indirizzo, stessa cosa in caso di società o altro, perchè il sistema attuale non è assolutamente sicuro, in quanto la Banca ordinante non è nelle condizioni di sapere se il bonifico SEPA è andato effettivamente al beneficiario indicato dal cliente. a mio modesto avviso se tra le banche Italiane e quelle estere non vi è la collaborazione di interscambio di notizie  si possono paventare  danni economici a carico  del cliente.

  6. Anna Vizzari scrive:

    Secondo le regole Sepa la banca esegue correttamente il bonifico sulla base dell'IBAN indicato dall'ordinante.

    Non è prevista alcuna verifica del nominativo del beneficiario, ma questo non pensiamo che possa creare grossi danni anche perché d'altra parte lavorare col solo Iban significa velocizzare e rendere più facile l'esecuzione del bonifici Sepa. Il consiglio per il consumatore/cliente è quello di verificare la correttezza del codice Iban. Non ci sembra un onere così pesante.

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