Carburanti: chi colpisce la crisi?


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Le compagnie petrolifere lamentano il calo dei consumi interni di carburante, che le porrebbe in condizione di grande difficoltà. Ma chi sta davvero pagando sono i consumatori e le famiglie.

 

Il consumo di carburanti in Italia ha conosciuto un drastico ridimensionamento nel corso del 2012 (Fonte Unione Petrolifera). L’aumento delle accise nel 2011 e poi quello dell’iva hanno comportato un impressionante incremento dei loro prezzi al consumo, di oltre il 20% in 2 anni, con una media di oltre il 10% annuo (Fonte Istat). Il calo dei consumi ha inevitabilmente prodotto un calo sensibile anche della produzione e ultimamente i produttori petroliferi non hanno esitato a definire la situazione per loro allarmante; tanto allarmante da rendere incerta la loro capacità di investire ulteriormente, in futuro, in un mercato sempre meno remunerativo.

Cerchiamo di capire un po’ meglio i numeri. La produzione complessiva di prodotti petroliferi in Italia è calata nei primi 9 mesi del 2012 del 6,5% rispetto al corrispondente periodo nel 2011 (Fonte Unione Petrolifera). La produzione prevalente è costituita per oltre il 60% da carburanti. Questi hanno conosciuto un calo produttivo complessivo, sempre nei primi 9 mesi dello scorso anno, rispetto ai corrispondenti 9 mesi del 2011, dell’1,9% per quanto riguarda la benzina e del 4,9% per il gasolio. I consumi di carburante in Italia nello stesso periodo  sono calati del 9%.


Un disastro? Per farcene davvero un’idea dobbiamo necessariamente guardare a che cosa è accaduto ai prezzi. Quelli al consumo sono cresciuti del 20% per la benzina e del 17% per il gasolio. Quelli industriali, cioè al netto delle tasse, sono cresciuti del 10% per la benzina e del 9% per il gasolio. Il risultato è che per la benzina alla fin fine il fatturato è rimasto inalterato, mentre per gasolio ha conosciuto una flessione di circa l’1%.

In verità l’Italia è uno dei maggiori esportatori di carburante al mondo (più di Germania e Gran Bretagna, per intendersi). Ebbene, negli ultimi due anni le esportazioni di carburante hanno conosciuto una crescita addirittura a due cifre: nel 2012 le esportazioni di derivati del petrolio sono aumentate del 22% e a febbraio 2013 rispetto a febbraio 2012 l’aumento è passato addirittura al 26% (Fonte Istat. Dati relativi a febbraio 2013). In effetti, le esportazioni hanno coperto nei primi 9 mesi del 2012 circa il 50% della produzione di benzina e circa 1/3 della produzione di gasolio. E con le esportazioni sempre in crescita è verosimile che tali quote stiano ulteriormente aumentando. Ciò implica che:

1. Tutto il carburante consumato in Italia è prodotto in Italia.
2. Per ogni litro consumato in Italia, c’è un altro litro circa che viene venduto all’estero.

 

Le esportazioni, pertanto, costituiscono, una quota fondamentale della produzione nazionale. Ebbene: nei primi 9 mesi dell’anno le esportazioni sono aumentate del 7,6% per quanto riguarda il gasolio e del 5,3% per quanto riguarda la benzina. Come se non bastasse, un altro particolare rende il dato davvero significativo: i prezzi esteri, cioè i prezzi che i nostri produttori hanno praticato per vendere il proprio prodotto all’estero, sono aumentati ben del 14% per la benzina e dell’11% rispetto ai primi 9 mesi dell’anno precedente. Dunque, non solo hanno venduto di più, ma hanno soprattutto venduto di più dove i fatturati crescevano di più!

 

Veniamo infine ai costi. La tabella che segue confronta l’andamento dei prezzi di riferimento più significativi: il petrolio, il prezzo internazionale dei carburanti, il prezzo industriale interno e il prezzo al consumo interno. Ciò che mostriamo è la variazione nei primi 9 mesi del 2012 rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente. Ebbene, i dati sono inequivocabili: il prezzo del petrolio è cresciuto del 10%. Esso è stato interamente riassorbito dalla crescita dei prezzi industriali interni. Il prezzo internazionale ha subito addirittura una crescita superiore.

 

 

Concludiamo. Il caso di un prodotto finito che subisce un aumento di prezzo pari a quello della sua materia prima è più unico che raro. Quello di un prodotto che subisce un aumento di prezzo doppio rispetto a quello della sua materia prima è una follia che non ha né capo né coda. Ci sembra davvero sconcertante e di un’irresponsabilità assoluta che, con simili numeri, un intero comparto lamenti l’impossibilità di investire sul mercato interno e invochi sostegno statale. La vera radice del problema è nota. Da tempo:

1.   Come possiamo aspettarci una regolamentazione seria del settore da parte di uno Stato proprietario del leader nazionale nella distribuzione di carburanti?
2.   Il problema interno è tutto ed esclusivamente di inefficienza. L’inefficienza ha una causa: la mala gestione. Cioè, chi vuole distribuire il carburante non sa farlo e chi gestisce le aziende che dovrebbero farlo evidentemente non sa gestirle.
3.   Da tempo invochiamo una separazione tra produzione e distribuzione di carburante, con la nascita di seri professionisti della sola distribuzione. Le aziende petrolifere lo hanno sistematicamente impedito E oggi raccolgono ciò che (non) hanno seminato.

 

Chi davvero paga questa situazione, non sono i direttivi delle aziende petrolifere, ma consumatori e famiglie. Costretti a pagare prezzi esorbitanti, sottoposti a un regime fiscale che non ha eguali in Europa, prezzi industriali tra i più alti in Europa addirittura superiori a quelli di esportazione. Chi avrebbe il diritto di piangere?

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Autore:


Coordinatore dell’Area Inchieste Prezzi Tariffe e per Scenario per Altroconsumo, è Laureato in Economia e Commercio. Collabora con Altroconsumo dal 1994, per cui si occupa soprattutto dell’analisi della concorrenza e dell’andamento dei prezzi in mercati quali i carburanti, la grande distribuzione, le telecomunicazioni e l’energia. In questi settori ha rappresentato e rappresenta Altroconsumo e il CNCU in diversi organismi ministeriali o istituzionali, nazionali e regionali, quali: il Tavolo del Ministero per lo Sviluppo Economico per la Sorveglianza sui Prezzi, la Commissione Utenti dell’Informazione Statistica dell’Istat, la Commissione Carburanti della Regione Lombardia.

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