Informazione in Rete


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di Marco Gambaro 

Durante l’evoluzione della crisi economica è apparso evidente il ruolo centrale giocato dall’informazione, di come sia difficile e allo stesso tempo importante che i cittadini abbiano gli elementi adeguati per valutare le diverse ricette, di come il gioco delle aspettative possa accentare la velocità della crisi, di come la selezione, quando non il trattamento delle notizie contribuisca a  determinare gli orientamenti e le modalità di lettura della situazione.
 
Allo stesso tempo vi sono segnali di come stia cambiando vistosamente il sistema di produzione e distribuzione delle notizie, molte dichiarazioni vengono diffuse o rimbalzano via twitter, internet è diventato una fonte informativa di riferimento per molti consumatori, le stesse modalità produttive dell’informazione stanno cambiando.
 
Negli ultimi anni internet è diventato parte della nostra vita quotidiana e ha trasformato profondamente il ruolo e i confini dei mezzi di comunicazione tradizionali attraverso complessi processi di sostituzione e complementarietà. Alcune informazioni prima erogate da specifici mezzi di comunicazione si trasferiscono sulla rete come l’esplosione della ricerca di parole chiave (il cui leader mondiale è Google) sembra mostrare con decisione.
 
L’innovazione tecnologica ha provocato una netta riduzione dei costi per la produzione e la distribuzione di informazioni ed ha abilitato nuove forme per l’acquisizione di informazione da parte dei consumatori. Ma nonostante lo sviluppo impetuoso della rete la produzione di informazioni specifiche nell’ambito delle notizie è ancora relativamente scarsa a causa delle economie di scala insite in questa produzione e nella scarsa possibilità di differenziare le notizie stesse. Il problema è particolarmente rilevante per le informazioni giornalistiche. In passato con i mezzi di comunicazione tradizionali si sono sviluppate grandi organizzazioni professionali che raccoglievano e interpretavano le notizie rilevanti rivolgendosi potenzialmente all’intera società, riducendo le asimmetrie informative dei cittadini e fornendo sia direttamente che indirettamente una forma di controllo agli abusi dei governanti.
Nel mercato italiano i siti informativi leader appartengono a due quotidiani, mentre i siti delle televisioni operano come follower. Si tratta di una relativa anomalia perché in molti paesi i siti delle televisioni sono i più frequentati tra quelli dei media. In gran Bretagna  il sito della BBC ha più utenti che quelli di Guardia a Mail. In Francia il sito di TF! Supera quelli della stampa. Negli Stai Uniti i siti dei netwotk televisivi e di CNN superano quelli dei quotidiani generalmente perché la platea di partenza è più elevata e soprattutto perché il consumo dei siti televisivi è stato alimentato rapidamente dalla disponibilità di video. La ragioni dell’anomalia italiana stanno in parte  nella capacità di anticipare gli investimenti da parte di Corriere e Repubblica che sono stati tra i first mover sulla nuova piattaforma e in parte nel ritardo e le esitazioni con cui le principali televisioni hanno avvicinato il mondo della rete. 
 
I social network si sono sviluppati come una piattaforma di interazione, un modo per recuperare e mantenere i contatti con cerchie di conoscenti più o meno allargate. Il più famoso tra loro Facebook è nato all’interno delle università americane ma si è sviluppato in tutto il mondo. I navigatori italiani  si collegano a face book per quasi mezz’ora al giorno un tempo non solo superiore all’insieme dei siti informativi, ma superiore di circa 10 volte sia a Google che a Youtube. Negli intensi scambi informativi le notizie vengono rilanciate con dei link ai siti dei mezzi di informazione e commentate, validate, messe in prospettiva.  Sempre più spesso i navigatori arrivano ai siti dei mass media ( che continuano a fornire il grosso delle informazioni di base) non solo attraverso i motori di ricerca come google, ma proprio attraverso i social network. Le notizie vengono quindi consumate, ma le diverse reti di relazioni modificano e stravolgono il meccanismo di agenda setting operato dai media e collegano alle notizie dei canali più tradizionali informazioni da fonti di nicchia e talvolta prodotte dagli utenti.
 
Poiché le notizie si diffondono molto prima e più rapidamente su Twitter che altrove, è evidente come i giornalisti –in quanto produttori di notizie- utilizzeranno sempre di più la rete dei cinguettii per raccogliere informazioni utili. Coloro che si fanno seguaci di fonti credibili e tempestive su Twitter potranno fare un sempre minore affidamento sulle agenzie di stampa e i loro lanci di agenzia, che sono credibili sì ma sempre più spesso in ritardo. Anche gli utenti finali vedono contemporaneamente ai professionisti tutte le fasi di diffusione e questo favorisce la disintermediazione. Inoltre i tweet sono veloci ma meno verificati delle fonti tradizionali, quindi è più facile prendere bufale. Inoltre l’uso di tweet non professionali da parte dei media potrebbe porre problemi di remunerazione e di diritti.
 
Queste dinamiche possono porre diversi nuovi problemi. La riduzione dei costi  e delle competenze necessarie per produrre informazioni di qualità e l’aumento delle informazioni prodotte dai consumatori potrebbero accentuare fenomeni di disintermediazione e ridurre il ruolo dei giornalisti professionisti e dei mezzi di informazione tradizionali.
Il consumo di informazioni su internet appare molto polverizzato e i siti perdono rapidamente l’attenzione dei consumatori perché gli switching cost sono molto bassi e questo potrebbe portare ad una modifica del panorama informativo con fenomeni di rincorsa del sensazionale  come la stessa informazione sulla recente crisi finanziaria ha in parte mostrato.
 
* La versione integrale sarà pubblicata sul numero 3/2012
 
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Autore:


Professore di Economia dei media presso l'Università degli Studi di Milano

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