EXPO 2015 e poi?


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“Nutrire il pianeta, energia per la vita” è lo slogan di EXPO 2015. Racchiude così tanti e variegati aspetti da rendere difficile un orientamento razionale. E’ come entrare in un grande museo senza un adeguata preparazione e chiarezza su cosa si voglia cercare e vedere; dopo le prime sale in cui ci si sforza di soffermarsi su quasi tutto, si esaurisce il bagaglio di attenzione e si sorvola sul tanto, troppo, rimanente. 


Ogni settore, ogni gruppo d’interesse “tira l’acqua al proprio mulino” facendo apparire prioritario questo o quell’argomento: “è più importante la sostenibilità o la sicurezza alimentare?”, “La corretta alimentazione o la biodiversità ?”, “La cultura legata al cibo o la tecnologia industriale ?”, “Il cibo biologico o quello a chilometri zero?”, “La filiera corta o il marchio di qualità?” e, ancora, “Che relazione c’è tra sano e naturale?”, “Sano e biologico?”, “Sano e industriale?”, “Sano ed eco-friendly?”. 


E’ legittimo porsi queste domande come cittadini, prima che come professionisti, ed intuitivo chiedersi se il collegamento logico tra tutti questi aspetti abbia un origine. La risposta non può che ricondurci al destino del cibo, che è finire in bocca e, possibilmente, nutrirci. 


Poi cosa accade? Lo valutiamo organoletticamente; “è buono o no?” Se non ci è gradito non lo ingeriremo più ma, se ci piace, è molto probabile ci si chieda quanto se ne può mangiare prima che possa creare qualche problema di salute. Per rispondere a questa fondamentale domanda per la conservazione della specie, dobbiamo conoscerne la composizione chimica sia in termini di nutrienti, che di molecole bioattive, che di eventuali inquinanti e tossici. E questo è proprio il “tallone d’Achille” del sistema: pochi dati, poca attenzione al problema, alcun interesse nell’investire in questa direzione da parte della maggior parte della produzione. 


Il cittadino/consumatore viene nel frattempo “anestetizzato” nella capacità di ragionamento dal bombardamento del marketing, dalla pletora di offerte “truffaldine”, e in molte circostanze rischiose, e dalla ridotta capacità di acquisto conseguente alla crisi in corso. Desideriamo cibo tradizionale di qualità ma non si riflette sul fatto che tra un paio di decenni su questa terra saremo circa 9 miliardi ed a produrre tale cibo non è più del 2% della popolazione mondiale. Come faremo a sfamare tutti? E ancora, che pensieri s’innescano sapendo che il 75% dei cibi che ci ritroviamo nei piatti di tutto il mondo derivano da sole 10 multinazionali? 


Interessa conoscere i dati scientifici che correlano la salute del singolo a quella della collettività in cui si vive? Pensiamo che i soli interventi sanitari saranno in grado di contrastare le problematiche socio sanitarie emergenti; sovrappeso ed obesità in testa? 


In questo caleidoscopio di quesiti non può essere trascurata, e tantomeno giustificata, l’ipocrisia dei sanitari. Quale medico nega il ruolo della nutrizione nella prevenzione e terapia della maggior parte delle patologie croniche che affliggono la società “del benessere”? In Italia non meno di 18,5 milioni di cittadini sono affetti da almeno 1 patologia cronica. Quanti medici sono in grado di fornire corretti e aggiornati consigli nutrizionali e di rispondere con cognizione di causa alle tante domande che ci vengono giustamente poste dai pazienti? 


La domanda è tanto più giustificata se si considera l’assenza di un insegnamento specifico nel corso di laurea in medicina. Quali allora le tre priorità emergenti che dovremmo contrastare? In primis la ricerca del benessere e salute, che include inevitabilmente la sicurezza alimentare nel breve termine e, come detto, la conoscenza della composizione del cibo nel medio-lungo termine. A parole cerchiamo tutti la salute e la poniamo al vertice dei desideri personali, salvo poi assumere atteggiamenti e comportamenti alimentari contrari. Questo dovrebbe essere il “core” per qualsiasi ulteriore ragionamento sulla nutrizione del pianeta. 


Il livello d’importanza successivo dovrebbe essere costituito dall’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Perché successivo? Perché sembra poco razionale salvaguardare l’ambiente se la specie umana rischia l’estinzione. In questo contesto vanno considerate le problematiche collegate al biologico, agli OGM, alla biodiversità, ai km 0. 


Lo strato più esterno è costituito dai criteri etico culturali nella scelta dei prodotti alimentari. Si pensi ad esempio alle criticità connesse alla grande distribuzione e alle relative offerte promozionali. L’insieme di questi tre livelli costituisce la qualità della nostra nutrizione. Le conseguenze della diffusione epidemica di errati stili di vita, che coinvolge non meno di 17 milioni di italiani per una spesa della comunità non inferiore ai 30 miliardi di euro all’anno (trend in crescita), rischiano di andare fuori controllo in pochi anni. Ai 5 milioni di obesi attualmente presenti sul territorio nazionale (1 su 5 lo è ma pensa di non esserlo), con trend in crescita, si contrappongono 3 milioni di malnutriti negli ospedali, 4 milioni di anziani sarcopenici, quasi ignorati, e 6 milioni d’individui in povertà assoluta, di cui 1,5 milioni sono bambini. E’ nel tentativo di dare concretezza a problematiche non più procrastinabili che è nato il “Manifesto delle criticità in Nutrizione Clinica e Preventiva. Le prime 10 sfide italiane 2015-2018”, patrocinato dal Padiglione Italia di EXPO 2015, elaborato e sottoscritto da 19 Società Scientifiche, 12 Università, 6 Fondazioni e Centri di Ricerca e 14 Associazioni di cittadini e pazienti, a cui Altroconsumo ha dato un concreto supporto, presentato ufficialmente il 4 giugno a Milano. 


L’ampio network che si è creato, denota quanto sentita sia la necessità di intervento in questo ambito. Il razionale per la sua stesura è rappresentato: dalla progressiva espansione delle problematiche nutrizionali, dalla consapevolezza che possono essere contrastate dal solo approccio globale (sanitario e socio-culturale) e che a maggior ragione in periodi di recessione le risorse vanno allocate secondo criteri di priorità, dall’inadeguata organizzazione dei servizi pubblici che si occupano di tali criticità e perché l’EXPO 2015 è una opportunità imperdibile. 


Gli obiettivi che ci si è prefissi con tale documento sono: attivare un ampia riflessione scientifica, sensibilizzare gli italiani, sottoposti ad una crescente e confondente pressione mediatica, fungere da strumento operativo d’indirizzo istituzionale e proporre soluzioni sostenibili. Le prime 10 criticità individuate nel Manifesto sono: sovrappeso-obesità, diabete mellito tipo 2, malnutrizione calorico-proteica, sarcopenia, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, nutrizione artificiale domiciliare, comportamenti nutrizionali a rischio, tossinfezioni alimentari, carenze nutrizionali e nutraceutica. 


C’è necessità di una giusta pressione socio-culturale al cambiamento per contrastare l’incomprensibile assenza di un adeguato investimento strategico in nutrizione clinica e preventiva nell’ambito della politica sanitaria nazionale. Fra le proposte di intervento quelle risultate più urgenti sono : 1) l’inserimento della nutrizione clinica nei piani formativi del medico; 2) il dirimere la confusione di ruoli e competenze tra le tante, troppe, figure professionali che offrono prestazioni in ambito nutrizionale; 3) il miglioramento dell’insufficiente integrazione ambiente-salute; 4) il miglioramento dell’organizzazione strutturale pubblica in nutrizione clinica e preventiva; 5) rendere l’educazione alimentare vincolante nei piani formativi scolastici; 6) creare una task force di specialisti del settore che contrasti l’emissione di messaggi scorretti e fuorvianti sui media.

 

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Autore:


Direttore Unità Operativa complessa di dietetica e nutrizione clinica presso l'Azienda Sanitaria dell'Alto Adige comprensorio di Bolzano

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