REACH: un altro passo in avanti per il controllo della chimica


Share on LinkedIn

 

L’applicazione del Regolamento Reach (Registration, evaluation and authorization of chemicals) ha fatto un altro passo avanti: il 31 maggio scorso infatti è scattato l’obbligo di registrazione per tutte le sostanze prodotte o importate in Europa in quantità comprese fra 100 e 1000 t/anno. Da più di un anno, in vista di questa scadenza l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) aveva pubblicato la lista di quelle individuate come oggetto dell’attuale adeguamento. Attualmente sono più di 9000 i dossier presentati dall’industria all’Echa, e più di 3500 le sostanze registrate. E’ comunque una lista destinata ad allungarsi rapidamente.


Ricordiamo che il Reach è il regolamento sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche. Obiettivo dello stesso è monitorare la produzione e immissione sul mercato (e quindi, indirettamente, nell’ambiente) di composti chimici attraverso il controllo e la registrazione di quali e quante sostanze vengono prodotte o importate in Europa e di come vengono impiegate, da sole o in miscela. Il Reach prevede anche un ulteriore sistema di autorizzazione: questo garantisce che i rischi legati a sostanze particolarmente problematiche siano adeguatamente controllati e che tali sostanze siano progressivamente sostituite con altre idonee a svolgere la stessa funzione ma con minori rischi. Addirittura si prevede la possibilità che vengano soppiantate da tecnologie, ove queste fossero sia economicamente che tecnicamente delle valide alternative. Le autorità dell'Unione Europea possono imporre restrizioni alla fabbricazione, all'uso o all'immissione sul mercato di sostanze che comportino un rischio inaccettabile per la salute umana o per l'ambiente.

 

Il regolamento è entrato in vigore il 1° giugno 2007, ma la sua attuazione avviene a tappe successive per permettere di adeguare progressivamente la produzione e la commercializzazione di sostanze e prodotti chimici alle istanze legislative . La gradualità di applicazione del regolamento fa riferimento da un lato alla pericolosità delle sostanze (prima è stato applicato alle potenzialmente più pericolose), dall’altro alla quantità di produzione o importazione: prima si sono registrate le sostanze prodotte in quantità maggiori e quindi di potenziale maggior impatto. Per questo le prime ad essere registrate obbligatoriamente, dal 30 novembre 2010, sono state precise categorie di composti come quelli molto tossici per gli organismi marini (visto che, si sa, prima o poi arrivano al mare) e le sostanze CMR: con questo acronimo si indicano sostanze riconosciute come cancerogene, o che possono provocare mutazioni genetiche o, infine che sono dannose per la riproduzione. Inoltre erano soggette a registrazione tutte le altre sostanze chimiche prodotte in Europa in quantità superiori a 1000 tonnellate annue. Dal 31 maggio 2013 l’adeguamento alle regole del Reach è ora avvenuto per sostanze prodotte anche in minor quantità, tra 100 e 100 tonnellate. Lo step applicativo finale sarà il 31 maggio del 2018 quando anche le sostanze prodotte da 1 a 100 tonnellate/anno dovranno essere sottoposte a registrazione.

 

Periodicamente sono previste revisioni, eventuali ulteriori restrizioni, o semplicemente integrazioni della normativa. Ad esempio entro il 1° giugno 2019, la Commissione deciderà se estendere l'obbligo di informare i consumatori dell’eventuale presenza in un prodotto di sostanze che, pur non essendo problematiche per la sicurezza generale, potrebbe comunque essere pericolose o sgradite (es. sostanze allergeniche).

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte Commissione europea http://ec.europa.eu/environment/chemicals/reach/pdf/2007_02_reach_in_brief.pdf


Il progressivo avanzamento dei lavori del Reach viene a soddisfare l’esigenza di un maggior controllo e una minore disinvoltura nella produzione e nella gestione delle sostanze chimiche, prime indiziate di casi di inquinamento ambientale, ma anche di episodi di intossicazione acute e di malattie (più o meno gravi) croniche o addirittura mortali. Gli sforzi finora fatti sembrano aver portato a buoni risultati, almeno dal punto di vista della percezione del consumatore europeo: una recente inchiesta dell’Eurobarometro sancisce che ben il 61% dei cittadini è convinto che la sicurezza chimica in Europa sia decisamente aumentata negli ultimi 10 anni.


La forza innovativa del Reach è stata nel fatto che il regolamento rende l’industria responsabile della valutazione e gestione dei rischi derivanti dalle sostanze chimiche e la obbliga a fornire adeguate informazioni di sicurezza per i propri utenti. La sicurezza in genere è sotto la diretta responsabilità dei produttori per molti settori, e questo da tempo è vero per sicurezza meccanica, elettrica, termica dei prodotti destinati al consumatore finale. Per la sicurezza chimica, argomento difficile da trattare con metodi tradizionali di prevenzione (ne abbiamo parlato in un articolo precedente) è stato necessario creare un regolamento apposta.


L’adeguamento del settore chimico è molto importante, per la sicurezza, per l’ambiente, ma anche per l’economia del Vecchio Continente. L'industria chimica è infatti uno dei più grandi settori industriali in Europa e fa parte dell’indotto di tutti i settori dell'economia europea. Secondo l’Associazione europea dei produttori dell’industria chimica Cefic, nel 2012, nonostante la crisi finanziaria europea, il valore della produzione chimica europea che rappresenta il 20% della produzione mondiale, è stato pari a 539 billioni di euro: questo si traduce direttamente o indirettamente in occupazione per molte regioni dell'UE, stimata attorno a un milione e 200 mila posti di lavoro. Le principali produzioni sono suddivise in cinque aree: composti petrolchimici, inorganici di base, polimeri, composti speciali e infine prodotti chimici di consumo. Questi vengono utilizzati a loro volta in tre settori chiave: prodotti chimici di base, che vengono venduti all'interno dell'industria chimica stessa o ad altri settori; specialità chimiche come vernici e inchiostri, protezione delle colture, coloranti e pigmenti; e infine prodotti chimici di consumo che vengono venduti principalmente a consumatori finali e includono saponi e detersivi, profumi e cosmetici.

 

In realtà la gestione dei composti secondo le regole Reach non è priva di difficoltà, non ultime quelle economiche. Il regolamento stabilisce tasse e diritti che le imprese devono pagare all'Agenzia europea per le sostanze chimiche per registrare sostanze chimiche o chiedere un'autorizzazione per l'uso di certe sostanze chimiche nel contesto del Reach. E’ ovvio che la sua applicazione, seppure molto apprezzata ed estremamente utile, implichi un appesantimento burocratico ed economico non irrilevante per le imprese, soprattutto per quelle più piccole, ora decisamente più coinvolte in seguito all’abbassamento del limite di  produzione sensibile all’applicazione del regolamento. Per questa ragione qualche mese prima della nuova scadenza la Commissione europea ha deciso di abbassare i contributi delle piccole e medie imprese per la registrazione e l’autorizzazione dei  prodotti chimici. I Commissari europei Tajani ( Industria ed Innovazione) e Potočnik ( Ambiente) hanno dichiarato che l’obiettivo di questa operazione è stato quello di ”aiutare le Pmi che producono o commerciano prodotti chimici a rimanere competitive innanzi all'attuale difficile situazione del mercato”.


La Commissione Ue in una nota sottolinea che "Il riesame di Reach ha evidenziato la necessità di una riduzione degli oneri finanziari e amministrativi che gravano sulle Pmi per assicurare la proporzionalità della legislazione e aiutarle ad ottemperare a tutti gli obblighi che loro incombono in forza del regolamento Reach".
Un’operazione utile in molti casi per evitare la chiusura di aziende o semplicemente l’inadempienza e che ci sentiamo di condividere nella sostanza anche se ci lascia perplessi nella forma. Si continua infatti a considerare e soprattutto a parlare di prevenzione e sicurezza ambientale in termini di oneri burocratici ed economici, e di obblighi che incombono, dimenticando, come è stato fatto troppo a lungo in passato, che ogni rischio evitato oggi porta non solo a migliore qualità di vita, ma anche parlando dal punto di vista puramente pragmatico/economico, evita investimenti in cure e riparazioni domani.

Print Friendly

Autore:


Laureata in Industrie Agrarie, ha lavorato per 20 anni in Altroconsumo, prima nel settore tecnico alimentare, poi come responsabile italiano e in seguito europeo dell’Ufficio Ricerche tecniche/test comparativi. Dal 2005 al 2012 ha rappresentato il Beuc nel gp di lavoro della Commissione Europea sui cosmetici. Dal 2009 si occupa specificatamente di Consumo sostenibile. Attualmente lavora come consulente del Management d’impresa, area Eco-Sostenibilità.

Non ci sono commenti.

Inviando il commento accetti espressamente le norme per la Privacy.