Architettura delle scelte e tutela del consumatore


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Non mancano opinioni che registrano con preoccupazione il rischio di una sovraprotezione del consumatore, che contestano la sua deresponsabilizzazione.
 
Bisogna però considerare un dato fondamentale. Il diritto dei consumatori non è fondamentalmente rivolto a proteggere gli individui da occasionali scelte svantaggiose. La vera questione non è tanto la tutela microeconomica del singolo consumatore come contraente, ma la presenza di professionisti che pongono in essere sforzi sistematici e capillari per approfittare dei limiti cognitivi dei consumatori.
 
Attualmente, una quantità significativa di risorse è investita dalle imprese nello studio e nella attuazione di pratiche commerciali capaci di trarre in inganno o quanto meno suggestionare gruppi più o meno ampi di consumatori, invece che nello sforzo di migliorare la qualità dei propri prodotti e servizi o di abbassarne il prezzo. Nei casi patologici, intere attività imprenditoriali si fondano sulla capacità di sfruttare le debolezze o la ingenuità di gruppi di consumatori particolarmente vulnerabili.
 
Ci si può chiedere in che misura questa realtà sia tollerabile; e in che misura invece l’ordinamento giuridico abbia il compito di riportare la competizione su terreni più appropriati.
 
Il diritto dei consumatori non risponde tanto allo scopo di proteggere gli individui che si comportano irrazionalmente, quanto di scoraggiare gli sforzi che vengono posti in essere dalle imprese per trarli in inganno o sottoporre a pressione le loro difese psicologiche; e così di creare le condizioni perché la concorrenza abbia esiti di una qualche utilità sociale.

 

* La versione integrale sarà pubblicata sul numero 2/2012

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